Mani e algoritmi: cosa ci insegna l’AI sul valore del tocco in cabina

Quando sfioriamo la pelle di una cliente, percepiamo informazioni che non compaiono in nessuna fotografia: tensioni muscolari nascoste, elasticità che cambia, piccoli segnali che solo l’esperienza ci insegna a riconoscere.

SOCIAL & COMUNICAZIONE

Daniela Bergamino

9/11/20251 min read

a blue and a white mannequin face to face
a blue and a white mannequin face to face

Quando lavoro sui social per estetiste mi capita spesso di vedere post di brand che parlano di intelligenza artificiale applicata alla skincare. Analisi della pelle da selfie, app che ti dicono il grado di idratazione, algoritmi che “leggono” pori e rughe con il 95% di accuratezza.

Tutto vero, tutto utile.

Ma c’è un dettaglio che nessun algoritmo può catturare: il tocco delle nostre mani.

Quando sfioriamo la pelle di una cliente, percepiamo informazioni che non compaiono in nessuna fotografia: tensioni muscolari nascoste, elasticità che cambia, piccoli segnali che solo l’esperienza ci insegna a riconoscere.

E allora la domanda è: cosa succede quando l’intelligenza delle mani incontra l’intelligenza artificiale?

La risposta, secondo me, è semplice: l’AI può aiutarci a comunicare meglio il nostro valore.

Non sostituisce la manualità, ma può rafforzarla.

Se un’app conferma in modo “scientifico” ciò che noi sentiamo con le mani, il cliente si fida ancora di più.

Se un gestionale ci aiuta a registrare i dati, noi possiamo dedicarci al rituale del tocco.

E sui social questo diventa storytelling puro:

mostrare il dietro le quinte delle mani che lavorano,

spiegare la differenza tra ciò che l’AI vede e ciò che noi sentiamo,

posizionarci come estetiste che non rifiutano la tecnologia, ma la integrano senza perdere l’anima artigianale del mestiere.

Perché la verità è questa: l’AI potrà anche misurare parametri invisibili, ma il benessere che prova una cliente quando si affida alle nostre mani… quello non potrà mai digitalizzarlo nessuno.